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Studio illegale - Recensione

06/02/2013 | Recensioni |
Studio illegale - Recensione

In amore vince chi inganna? Ovvero fidarsi o non fidarsi questo è (sempre!) il problema.
La domanda fa da sottotitolo a Studio illegale la nuova commedia con Fabio Volo protagonista firmata da Umberto Carteni. Certo fidarsi non è bene, soprattutto se la storia vede protagonisti avvocati cinici e concentrati solo sulla carriera. E’ il caso di Andrea Campi (Volo), legale rampante che lavora in uno studio milanese il cui socio di riferimento è Giuseppe Sobreroni (Ennio Fantastichini). Andrea non ha una vera vita sentimentale, le sue conquiste sono piuttosto “snack sessuali” consumati nello spazio di una notte. Ma improvvisamente qualcosa cambia quando gli viene affidato un lavoro importante, l’acquisizione di una ditta farmaceutica da parte di una multinazionale di Dubai. Affiancato dal giovane praticante Tiziano (Nicola Nocella) che istruisce a diventare uno "squalo", Andrea inizia a lavorare sul contratto di acquisizione finché s’imbatte nell’imprevisto: l’avvocato francese della controparte Emilie, professionista preparata, intelligente e bella che improvvisamente fa crollare tutte le certezze di un uomo finora immune all’amore.
Affari economici e affari di cuore, le due cose possono andare a braccetto? E’ questa la domanda che il film porta avanti fino a un finale (romantico?) sotto la Torre Eiffel. E soprattutto il quesito se ne porta dietro un altro: quanto si può resistere alla condizione di single incallito andando avanti con gli anni? E questo è il vero trait d’union tra il Volo-attore e il Volo-personaggio mediatico (conduttore televisivo, deejay radiofonico, autore di libri) che continua a portarsi dietro la sua fama di single e “sciupafemmine” (o si tratta solo di etichette?). Ma il film Studio illegale prova a fare di più, e lo fa proprio a partire dall’omonimo romanzo di Federico Baccomo (in arte Duchesne) che è diventato un piccolo caso editoriale nel 2009 (il libro nasceva a sua volta da un blog di successo). Al ridurlo per il cinema ci hanno pensato il regista Umberto Carteni (che 2009 nel ha firmato Diverso da chi? con la coppia Gerini-Argentero) e gli sceneggiatori Francesco Bruni e Alfredo Covelli insieme all’autore del libro.
Rimanendo in parte fedele all’anima del romanzo, in film tenta di indagare una categoria professionale poco amata dagli italiani (vedi battuta di un tassista che ha appena trasportato il protagonista e il suo assistente) e di coniugarla con i tempi e i modi della commedia romantica. Ovviamente Volo ci mette lo zampino modellando la storia sul grande schermo a sua immagine e (presunta) somiglianza.
Al di là di un Fabio Volo che ancora una volta interpreta quello che gli riesce meglio, ovvero l’eterno ragazzo affetto da “singletudine” alla ricerca di una maturità che stavolta (almeno nel finale) sembra voler arrivare, la vera nota positiva sono gli attori chiamati a fargli da contorno. A parte la fascinosa attrice francese Zoé Félix (già vista nella commedia Giù al Nord), a rubare la scena sono in due: quel talento naturale di Nicola Nocella che sa stupire con quella sua aria da eterno bambinone (che qui trova il suo svezzamento nel ‘vampirismo’ dello studio legale) e un perfetto Ennio Fantastichini nel ruolo del socio capo dello studio (il-legale!) un po’ pallone gonfiato, un po’ gaffeur dalla barzelletta sempre pronta e spesso fuori luogo (ma non ricorda qualcuno?). Vere “perle” sono poi le partecipazioni straordinarie del grande attore teatrale Pino Micol e delle due veterane Isa Barzizza e Erica Blanc nella parte delle “ziette” preoccupate che il nostro rampante avvocato non gli abbia ancora regalato un nipotino.
La colonna sonora è il vero pezzo forte, nel suo miscuglio di brani famosi inseriti ‘ad hoc’ in scene clou (come la struggente “Dio come ti amo” di Modugno o la bellissima “Woman” di James Brown) con una serie di pezzi composti dall’artista argentino Maxi Trusso.
Al di là di questi tocchi riusciti, il film resta però indeciso tra satira sul cinico mondo degli avvocati rampanti della “Milano da bere” e riflessione sull’autenticità dei veri sentimenti. Una commedia furbescamente cucita addosso al suo protagonista che non si solleva da un prodotto di media fattura adatto a passare un’ora e mezza senza pensieri, sorridendo qua e là.

Elena Bartoni

 

 


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